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SHERLOCK HOLMES E IL CERCHIO DELLE STREGHE

BREVILETTURE – GIALLO /// EDIZIONE SPECIALE PORDENONELEGGE


Pordenone, 25 settembre 1891

All’Ill.mo collega Dott. John Watson, 

 per lungo tempo queste potrebbero essere le uniche informazioni che riceverà sul signor Sherlock Holmes, trasferitosi nella mia modesta clinica al termine della convalescenza dall’incidente di Reichenbach per il periodo necessario alla forgiatura di attrezzature da scalata commissionate a due fucine maniaghesi. La ragione di questa lettera è per tranquillizzarla sulle condizioni del nostro comune amico, partito in salute verso il Tibet nonostante i terribili fatti che mi accingo a raccontarle…

Io e il signor Holmes avevamo preso la piacevole abitudine di concederci un sigaro in paese dopo pranzo, seduti all’ombra della torre dell’orologio in un’umile taverna arredata alla buona con tavolacci e sedie impagliate, ma dall’atmosfera genuina e piacevole. La mattina del suo ultimo giorno di permanenza era stato celebrato il matrimonio tra la figlia dei locandieri, un’anima semplice costretta dalle circostanze, e il capo operaio della nuova linea elettrica, un mezzo farabutto incline alla violenza. Nonostante la giovane fosse vistosamente incinta e fresca di sacramento, lei e gli anziani genitori erano indaffarati a servire i numerosi ospiti del marito. Proposi di togliere il disturbo, ma i gentili proprietari ci pregarono di restare, offrendoci un ricco piatto di stufato dal banchetto nuziale e un angolo del patio poco disturbato dagli schiamazzi.

Fu allora che il suo amico mi salvò la vita: stavo per portare un cucchiaio ricolmo di mortali delizie alle labbra quando lui, con leggera fermezza, appoggiò le pallide e sottili dita al mio polso indicando con lo sguardo la pettorina sporca di terra della ragazza. Questa, ignara dei nostri sospetti, già si ritirava con aria mesta celando delle brutte ecchimosi ai polsi, indubbi segni del prepotente affetto del novello sposo e, secondo alcune voci di paese, persino dei suoi compagni di sbornie. «Come dite da queste parti? Settembre è un brutto periodo per un matrimonio.»

Il signor Holmes si alzò, lo sguardo puntato all’intreccio metallico di astronomia e astrologia che decorava il quadrante del monumento cittadino davanti a noi. «Luna nuova, piogge d’equinozio, il periodo migliore per la vendetta delle streghe.» A quel punto m’invitò a seguirlo sul retro del locale, verso il campo lì vicino, dov’era ancora evidente la traccia di un cerchio di funghi da cui erano stati strappati numerosi ovoli della morte. «Mio povero amico, avrà presto un bel daffare» concluse grave prima di lasciarmi alla tragedia con le istruzioni per scriverle queste righe «tutti quegli uomini là dentro hanno consumato il loro ultimo pasto e ancora non lo sanno.»

[Frammento di lettera ritrovato nel registro storico dell’Ufficio Postale di Pordenone – archiviata per “affrancatura insufficiente” e “destinatario sconosciuto”]

Un racconto di Edward Ripper