IL RITRATTO DI PINOCCHIO
BREVILETTURE – FIABA /// MARZO 2017
DISTRIBUITO IN 5000 COPIE A PORDENONE E ALL’EVENTO BOOKPRIDE
Stava nascosto in cantina ma Pinocchio sapeva che era lì e tanto bastava a levargli il sonno. Quando la Fata veniva a fargli visita doveva precipitarsi a prenderlo, spolverarlo e piazzarlo in bella mostra in salotto. Era un suo regalo, dopotutto, e il ragazzino ci teneva a non guastare i rapporti, chissà mai che per la stizza lo ritrasformasse in un burattino per sempre.
Pinocchio non avrebbe mai voluto che la Fata gli facesse il ritratto. Il dipinto, essendo per l’appunto fatato, incantava chiunque con la sua bellezza. Ma se Pinocchio commetteva una marachella il suo ritratto si tramutava in quello di un burattino che poco a poco si sformava e deturpava. Il legno di cui era fatto marciva, la faccia gli si gonfiava come una zucca e gli spuntavano sul corpo bitorzoli nodosi a confronto dei quali il naso lungo era roba da ridere. Solo quando Pinocchio si pentiva per i suoi misfatti, l’orrida marionetta tornava a essere il bel bambino dal sorriso d’angelo che commuoveva Geppetto.
Il ritratto, magico per natura, era refrattario al fuoco. Pinocchio l’aveva capito il giorno che si era messo in testa di usarlo per accendere il caminetto. Acqua, vernice, corrosivi, gli scivolavano addosso nella più sublime indifferenza. I coltellacci da cucina non gli facevano neanche il solletico. Pinocchio ormai era disperato.
Un giorno Geppetto decise di liberarsi del ciarpame che gli infestava la soffitta e organizzò una vendita di roba usata davanti a casa. Pinocchio ne approfittò subito per infilare di nascosto il quadro fra gli oggetti esposti. Giravano parecchi turisti stranieri per le strade del paese in quei giorni di festa e uno di loro, abbigliato di tutto punto e dall’aria raffinata, si fermò a lungo per ammirare il quadro magico.
Pinocchio si sentì in dovere di dirgli come stavano le cose in realtà, ma siccome era stato sincero il suo ritratto non si deformò. L’uomo sorrise con accondiscendenza a quelle che riteneva bislacche fantasie di bambino e gli diede tanti soldi come Pinocchio non aveva mai visto in vita sua.
– Grazie tante, signore, io però vi ho avvisato. –
– My boy, – rise l’uomo con forte accento inglese – se è davvero come dici ti prometto che ci scriverò sopra un romanzo. Parola di Oscar Wilde. –
Pinocchio alzò le spalle. Doveva raccontare un mucchio di bugie a Geppetto e alla Fata sulla sorte toccata al ritratto. Quel bravo signore avrebbe fatto bene a preparare carta e penna.
[Un racconto di Giovanna Lombardo, vincitrice del 1° concorso #breviletture]